The Timorasso Family: La Colombera

29.10.18

Con Selvaggia Stefanelli – Dal lavoro in vigna alla visione globale

Elisa è la quarta generazione della Famiglia Semino. Da giovane vuole fare l’avvocato e studia giurisprudenza, poi sente il richiamo del vigneto e sceglie Enologia a Milano con Attilio Scienza. Laurea in tasca, arriva nell’azienda familiare e realizza un approfondito studio ampelografico sulla varietà Timorasso, identificando 5 diversi vigneti all’interno della proprietà.

Elisa fa parte dei giovani viticoltori dei Colli Toronesi che, negli ’90, hanno come obiettivo pionieristico il recupero di questa uva autoctona, complessa in vigna e straordinaria in bottiglia, in passato trascurata per la poca adattabilità climatica e quasi del tutto abbandonata.

Assieme a papà Piercarlo e al fratello Lorenzo, lei ci crede. La prima vendemmia del Timorasso, la Colombera risale al 1998, la prima bottiglia è in commercio nel 2000 e con essa comincia una lunga storia.

Elisa si occupa infatti dei progetti di zonazione, della ricerca delle caratteristiche organolettiche più pregiate per ciascun vigneto, della selezione dei singoli Cru e avvia con la Colombera il percorso di qualità che oggi ancora è il mantra dell’azienda.

 

Una vocazione chiamata Timorasso

Elisa prende in mano le uve e trasforma i grappoli nell’etichette che raccontano la Colombera: il, Barbera affinata in legno Elisa (perché ad ogni donna della famiglia è intitolato un vino, mentre alla nascita di ogni figlio maschio si compra un trattore), Vegia Rampana, “vecchia strega” Barbera in acciaio,  Suciaja  il Nibiö vitignoautoctono imparentato al Dolcetto, Romba Croatina in acciaio, Archè Croatina in legno e il Bricco Bartolomeo, il Cortese 100%.

Ma Barbera e Croatina sono vitigni comuni, diffusi. Con il Timorasso il discorso è diverso. C’è nelle storia dei Colli Tortonesi la ripetuta testimonianza di questo vigneto autoctono, abbandonato perché “difficile” eppure dal corredo organolettico sorprendente, che più invecchia più si esalta.

E La Colombera ci crede.

La prima vendemmia del Timorasso risale al 1998, la prima annata in commercio al 2000: si chiama Derthona, un appellativo che lega l’identità di questo vitigno bandiera al territorio da cui proviene attraverso il nome antico della città di Tortona.

Già alla fine degli anni 90 però  Elisa individua nei sui 20 ettari vitati, in una vigna a circa 250 msl che scende verso valle, la massima espressione del Timorasso: il suolo qui è un’alternanza di strati di arenaria e marne con tessiture franche argillose, ci sono macchie calcaree e tufacee, l‘altitudine giusta che trasmette al vino quella mineralità decisa e la finezza particolare, che si esprime al meglio nell’invecchiamento.

E’ proprio in questo pezzo di terra che  Elisa pianta 5 differenti tipi di vigneti in modo da ottenere un profilo ampelografico e aromatico completo e una complessità maggiore nel calice.

Da queste uve selezionate appartenenti ad un unico cru nasce nel 2006, il Montino, il più premiato dell’azienda. Ottiene premi prestigiosi: diverse volte il riconoscimento dei Tre Bicchieri del Gambero Rosso, anche nel 2018 e il più recente, il riconoscimento Vino Slow (che condensa cioè nel bicchiere l’identità del territorio d’origine) per la guida Slow Wine 2019.

Il Timorasso di Elisa nel bicchiere si presenta con un giallo dorato intenso. Nei primi anni di bottiglia si avvertono i profumi fruttati di pesca e floreali di fiori di acacia e biancospino, così come lo zucchero filato e l’acacia. Anche il sentore di miele emerge importante. Con l’evoluzione affiorano le note di idrocarburo e minerale, che si fanno definite ed intense dopo l’affinamento,  di anni in bottiglia.

 

La “squadra-famiglia” e i custodi del territorio

Con Piercarlo, della parte agricola e meccanica, si occupa Lorenzo, il fratello di Elisa. Il campione di snowboard della Nazionale Italiana lascia gli sci e la montagna per seguire la sorella nell’avventura dell’azienda vitivinicola.

 

Tutta la famiglia interpreta la vigna come “patrimonio”: il riguardo per l’agricoltura e il valore della terra risale alle origini della Colombera, quando Pietro e Maria, i bisnonni, prendono in affitto nel 1938 la cascina sulle colline di Vho. La terra è coltivata a grano, ceci, erba medica, fino a dopo la guerra, quando Renato sopravvissuto al conflitto bellico sposa Giuliana e con la nascita del figlio Piercarlo, e l’acquisto del primo trattore, impianta i vigneti.

Sono gli anni in cui la cascina vive di un’economia propria: polli, galline, tacchini, un vitello, una mucca, grano per la farina, uova,  latte, e qualche filare di vigneto per il consumo della famiglia. Negli anni del boom economico, la parte a vigneto si amplia, ma l’anima cerealicola della Cascina resta predominante fino agli anni ‘80 quando Piercarlo decide di non conferire più le uve, ma di vinificarle e imbottigliare il proprio vino.